venerdì 3 luglio 2020

CoViD19 - aggiornamento del 3.07. 2020

A che punto siamo con la pandemia, è vero che il virus ormai non è più virulento come in passato e per il futuro possiamo aspettarci solo un'influenza un po' più forte? E nel resto del mondo cosa sta capitando?
In questo periodo ne stiamo davvero sentendo di tutti i colori e stupisce osservare una così ampia varietà di opinioni tra coloro che si definiscono (spesso è un'"auto" definizione) esperti.

Col consueto tono pacato ci aiuta a fare il punto della situazione il Prof. Burgio, voce che non compare mai sui media generalisti per cui dobbiamo inseguirlo là dove gliela danno.
Tra questi Radio Onda Rossa, il cui nome ricorda a chi è diversamente giovane i tempi andati delle radio libere.
L'intervento è del 20 giugno, lo stile lo conosciamo già, non è sensazionalistico ma non nasconde nulla di quelle che sono le attese. Non bisogna allarmarsi ma neanche illudersi, il visrus circola, continuerà a farlo nei prossimi anni, la raccomandazione è sempre la stessa: non facciamoci trovare impreparati di nuovo, stavolta le scuse starebbero a zero!

Lo sentite qui

martedì 23 giugno 2020

CoviD -19 Aggiornamento al 23.06.2020

Uno dei temi caldi del momento è quello relativo alla "liberazione" dopo il lockdown. Il virus come sappiamo non è scomparso ma la sensazione collettiva è che sia molto più difficile contagiarsi e in ogni caso il decorso clinico, quando ci si infetta, sia decisamente più benigno.

Ma al di la delle impressioni personali, che come tali aspettano solo di essere smentite, ci sono tutta una serie di elementi di cui sappiamo ancora poco e la cui comprensione è invece essenziale per decidere quali comportamenti tenere e quali le strategie da adottare per il futuro.

Per esempio dobbiamo ancora conoscere la durata della contagiosità, il ruolo degli asintomatici nella diffusione del virus e la capacità di produrre anticorpi neutralizzanti.

Un'aiuto autorevole ce lo può dare un'ometto dall'aspetto molto simpatico: di lavoro fa il virologo, cura un blog di estremo interesse e di nome fa Vincent Racaniello. Descritto così sembrerebbe uno dei tanti, in realtà è uno degli esperti più autorevoli del suo campo, lavora negli Stati Uniti e recentemente ha scritto questo post  per commentare un breve articolo comparso su "Nature Medicine".

martedì 9 giugno 2020

CoViD19 - Quel pasticciaccio brutto dell'idrossiclorochina


Personaggi e interpreti: l'idrossiclorochina, la società Surgisphere, il suo AD Sapan S. Desai, il NEJM e Lancet.

Succedono cose strane nel mondo dell'editoria scientifica di alto (?) livello tanto più quando di mezzo c'è una pandemia e il mondo intero che cerca di fermarla. 

Quello che è successo col l'idrossiclorochina che prima fa bene e quindi diamola subito a tutti,  poi fa male, malissimo non diamola più a nessuno, poi invece no, si, forse è una questione non facilissima da raccontare ma chi avesse la curiosità di approfondirla può farlo grazie a questo lucido post che Luca de Fiore publica sul suo blog DottProf.com.

La storia, che coinvolge le due più prestigiose riviste medico scientifiche internazionali con un articolo "retracted" per ciascuna e un epilogo non proprio specchiato rappresenta una sorta di sinossi delle problematiche relative alla attuale produzione di evidenze.
A partire dalla velocità (fretta?) con cui si pubblica e poi si diffondono i risultati per passare all'origine dei dati, il modo in cui vengono raccolti e combinati fra loro fino alla trasparenza e al conflitto di interessi, l'indipendenza dei ricercatori, il prestigio delle istituzioni e le parentele. C'è veramente di tutto in questa vicenda

In una parola: non smettiamo mai di vigilare non solo su quello che facciamo ma anche su quello che leggiamo.

venerdì 5 giugno 2020

CoViD19 - Aggiornamento del 5.06.2020

Ottimisti, pessimisti, catastrofisti, realisti, negazionisti. Quante ne abbiamo sentite in questi tempi per definire i diversi atteggiamenti nei confronti dei potenziali danni che questa pandemia sta (o starebbe) causando.

Mai come ora ci siamo resi conto di quanto sia necessario ancorare le nostre conoscenze, ancor prima che le sensazioni, a quegli studiosi la cui preparazione sia inattaccabile dal punto di vista scientifico e che nella comunicazione sanno distinguere tra ciò che ritengono (le loro opinioni) e ciò che è (i numeri).

Tra questi un posto di tutto rispetto lo merita sicuramente Guido Silvestri, virologo e immunologo di origine perugine, autore di vari libri, ordinario e Direttore di dipartimento all'università Emory di Atlanta il cui curriculum è toppo lungo per essere riportato in un post sintetico come questo.

Bene, poco dopo lo scoppio della pandemia ha aperto una rubrica che potete leggere partendo dalla sua pagina facebook il cui titolo è più che eloquente: Pillole di ottimismo. Ancora una volta l'invito è di farci un salto e se vi piace di seguirla, non sarà tempo sprecato.

venerdì 22 maggio 2020

CoViD19 - Aggiornamento del 22.05.2020

Sono ormai passati tre mesi da quando ci siamo accordi che il Sars CoV2 era arrivato in Italia con tutte le (tragiche) conseguenze che conosciamo.
In questo tempo è stata prodotta una quantità di letteratura immensa, centinaia di articoli che hanno preso in considerazione tutte le sfaccettature della famigerata CoViD19 e del suo agente eziologico.  
Impossibile star dietro alle novità emerse e pubblicate a meno che non si ricorra a qualche intelligente sinossi prodotta da chi, per mestiere, si occupa dell'argomento

Gia in passato avevamo segnalato gli interventi del Prof. Burgio, pediatra con competenze di genetica e profondo conoscitore delle dinamiche pandemiche. Recentemente ha tenuto un webinar durante il quale, con il suo stile semplice ed estremamente piacevole da seguire, ha fatto un aggiornamento sulle conoscenze, e le incertezze, realizzate dal mondo scientifico in questi pochi mesi.

domenica 17 maggio 2020

La nostra pandemia - I limiti dell'epidemiologia

Ho sempre creduto che la medicina fosse una scienza umanistica basata su solidi pilastri scientifici, e uno di questi era l’epidemiologia. 
Questa pandemia mi ha invece in parte disilluso, i diversi epidemiologi arrivano a trarre previsioni opposte partendo dagli stessi numeri e presupposti, quindi penso che Galileo avrebbe qualcosa da ridire. 
Invece questi stessi epidemiologi fanno delle utilissime analisi delle epidemie passate dove  riescono a spiegare perfettamente il loro andamento. In questo campo l’istituto più accreditato è l’Imperial College di Londra, famoso per le analisi delle passate epidemie. Purtroppo però non può vantare di aver previsto il loro andamento, anzi sembra non averci quasi mai azzeccato, dalla mucca pazza, alla H1N1 alla SARS ha sempre fatto previsioni catastrofiche che per fortuna non si sono avverate.
Io sono un  profano in entrambi i campi ma la mia sensazione è che l’epidemiologia possa essere paragonata all’economia, entrambe sono delle scienze molto utili per analizzare il passato, ma estremamente imprecise nel prevedere il futuro. Gli economisti analizzano benissimo le crisi del 1929 e del 2008 mettendone in  evidenza tutte le cause, ma non c’è stato nessun economista che sia stato in grado di prevederle e tanto meno di indicare degli strumenti per evitarle. 
La stessa cosa succede per gli epidemiologi, così si manifesta il solito fenomeno per cui tendiamo a dare credito a coloro che si avvicinano di più al nostro sentire. 
Mi sono accorto che mentre io tendo a dare fiducia e cercare le previsioni ottimistiche conosco colleghi che sono molto più attratti da previsioni di sventura, forse per esorcizzare i loro timori in un altro modo. 
Non penso che la ragione stia da una parte o dall’altra, semplicemente il nostro intelletto sceglie e condivide istintivamente le posizioni che più si addicono alle nostre inclinazioni, senza alcuna razionalità. Per alcuni versi anche la meteorologia soffre degli stessi difetti, ma almeno per le prime 72 ore le sue previsioni sono abbastanza precise, dopo la precisione arriva al 50%, per cui lo stesso Mercalli consiglia di tirare la monetina. 
Io potrei fare lo stesso per quanto riguarda la previsione della pandemia, ma preferisco pensare al mio benessere mentale, quindi credere agli epidemiologi ottimisti, almeno sul versante sanitario, perché la situazione socioeconomica non promette niente di buono e purtroppo su questo versante tutte le previsioni concordano.
Ivo

martedì 12 maggio 2020

La nostra pandemia - Nuovi padri


Sul numero di novembre/dicembre di Quaderni ACP, circa due mesi AC (Avanti Covid), in un articolo a firma Stefania Manetti si parla dell'importanza di avere "papà sufficientemente buoni".
L'ho letto in questi giorni, il maggior tempo a disposizione mi permette di riprendere riviste lasciate in attesa sulla scrivania. Mi hanno colpito in particolare tre frasi:
" Un papà ha bisogno di sviluppare un senso di competenza nell'accudimento del proprio bambino, se ciò non accade subito dopo la nascita tutto ciò avrà effetti a lungo termine sullo sviluppo".
"Il coinvolgimento dei papà, e un attaccamento paterno precoce, riducono l'incidenza di abusi da parte del padre, portano benefici allo stato psicologico materno e alla salute fisica, in particolare nel mitigare la depressione postparto, senza considerare gl'importanti benefici per il papà".
"Gli uomini quando assumono appieno il ruolo paterno cambiano in molti modi, biologicamente e psicologicamente".
Frasi bellissime, già, peccato che le stia leggendo e ricopiando in epoca DC (Dopo Covid).
Un'epoca in cui raccomandiamo ai genitori di venire uno solo di loro col bambino, per evitare assembramenti. Anche ai bilanci di salute: dove a quel punto, ovviamente, arriva solo la mamma.

venerdì 8 maggio 2020

Non possiamo lavarcene le mani

Con un editoriale piuttosto sconclusionato il Dr. Villani, presidente della SIP, lancia una sorta di appello affinché i pediatri rilancino la figura del padre e della madre in contrapposizione alle politiche attuali che li declassano a Genitore 1 e Genitore 2 e parla dell'iniziativa delle giornate per la genitorialità.

In realtà lo stile confusivo non rende facilmente intelleggibile né il contenuto né l'obiettivo reale del suo scritto, ma si coglie il tentativo di affermare ancora una volta che le famiglie omogenitoriali non sono delle famigli tanto giuste e come tali non possono garantire la crescita armonica dei bimbi che le abitano.

La dottoressa Chiara Centenari, pediatra di Viareggio e referente famiglie arcobaleno per la regione Toscana, non ci sta e scrive una lettera per contestare quello che si legge tra le righe dell'editoriale di Villani. La lettera riscuote subito un ampio seguito di adesioni da parte di singoli (non solo di area medica) e associazioni.

Quale protezione per gli operatori sanitari?

La gravità dell'attuale pandemia di CoviD19 rende indispensabile saper rispondere con chiarezza a questa domanda: come mi devo proteggere in presenza di un soggetto sospetto di poter essere infetto da Sars-CoV2?

Non si tratta di un dibattito accademico ma di un quesito che ha a che fare con la vita delle persone, ciascuna investita dalla doppia possibile veste di soggetto in grado subire o essere fonte di contagio.

E se la domanda può essere rilevante per la popolazione generale diventa vitale (è proprio il caso di dirlo) per chi per lavoro deve esporsi continuamente al contatto, anche ravvicinato, con gli altri.

Da non perdere questo articolo estremamente documentato e ricco di riferimenti per orientarsi al di là delle troppo spesso irresponsabili indicazioni "aziendali".

giovedì 7 maggio 2020

La nostra pandemia - Lockdown


 "Lockdown" 

Il tempo mi scorre addosso, 
come pioggia sottile, 
minute goccioline di silenzio, 
così intenso
che neanche a cercarlo... 
forse maligno, 
forse improprio 
e rimbomba 
(paradosso dell'orecchio medio). 
Quasi dolore,
quasi contrattura del cuore,
quasi o del tutto... 

                                                        Sergio

domenica 26 aprile 2020

La nostra pandemia - Strategie scacciavirus

Seguivo l’andamento dell’epidemia in Cina come si guarda una storia che pensavo non mi avrebbe toccato personalmente, poi una domenica mentre ero a sciare mi sono arrivati un serie di messaggi che annunciavano che il virus era arrivato anche da noi, ho cercato di non pensarci troppo, ma il giorno successivo non ho potuto più evitare di accorgermi che ci eravamo finiti dentro del tutto. 

Non riuscivo, e forse non riesco ancora nemmeno adesso, ad accettare la situazione, ero e sono attonito. In tutti gli scenari più pessimisti sul futuro avevo messo in primis il disastro ambientale, poi i problemi socio economici provocati dai cambiamenti della globalizzazione e del diverso modo di vivere e lavorare, ma non avevo mai contemplato una pandemia, ero convinto che tutti gli allarmi dell’OMS fossero eccessivi e che comunque saremmo stati in grado di governare un’epidemia emergente, almeno nei paesi ricchi.

Ho cercato di informarmi per comprendere bene la situazione e mi son accorto che le informazioni non mi bastavano mai perché molto incerte e contraddittorie, per cui mi sono accorto essere diventato un lettore compulsivo di notizie sul coronavirus e di non riuscire a non ascoltare un TG dopo l’altro anche se conscio che non avrei sentito alcuna novità.

La nostra pandemia - La scomparsa dei bambini

I bambini sono scomparsi!

Passando per le vie del quartiere non si vedono e non si sentono più. Stranamente non li vedo neppure sui balconi e ben pochi nei cortili condominiali. So che non li vedono più i pediatri, le maestre, i nonni, gli allenatori, gli educatori delle numerosissime attività extrascolastiche (musica, pittura, inglese, oratorio ecc), i nonni, i vicini di casa ecc.

Cosa succede dietro quelle finestre, in quelle case abitatissime e affollatissime, ma silenziosissime e sprangate? I bambini sono ora affidati solo e totalmente ai genitori, in misura mai successa prima. I genitori sono adesso anche gli unici compagni di gioco, gli insegnanti (vista la difficoltà della didattica a distanza), gli stimolatori di esperienze ("dai, facciamo una torta") ecc. Mancano completamente tutte le altre risorse educative. Manca ogni tipo di controllo sociale sulle famiglie.

Manca anche ogni tipo di supporto ai genitori, anche solo quello dei nonni o quello, blandissimo, delle 2 chiacchiere fra madri all'uscita dalla scuola. D'altra parte i genitori, in questo momento, sono certamente stressati e in difficoltà, anche i più fortunati (con case grandi, in armonia fra loro, senza tracolli economici in vista...). 

La nostra pandemia - Il dopolavoro sospeso

Ormai sono diversi mesi che sono in pensione e ho l’impressione di aver combinato poco. 

Nel periodo che ha preceduto il pensionamento ero molto preoccupato di non avere un progetto sul mio futuro, poi, dopo un primo momento di disorientamento e di crisi di identità, mi sono abituato all’idea che in fondo avrei potuto rilassarmi e vivere questo momento come un “anno sabbatico” in attesa di capire che fare. Ho iniziato ad apprezzare la possibilità di fare tutte quelle cose che non avevo mai avuto il tempo di fare, in particolare quelle “attività manuali e pratiche” che mi sono sempre un po’ mancate lavorando. 

La manutenzione della casa, del giardino a Torino e al mare. C’era la speranza di continuare ad avere ancora la possibilità di fare un po’ di libera professione con i miei pazienti che, nella fase di passaggio al nuovo medico, avrebbero forse ancora avuto il desiderio di confrontarsi con me, anche perché l’ultimo periodo era stato ricco di dimostrazioni di stima e di affetto da parte di molti. In realtà le richieste sono state assai poche, ma tutto sommato mi davano la sensazione di continuare a tenere un filo. 

La nostra pandemia - Doppio isolamento

29 febbraio, ultimo giorno di lavoro.

Avevo previsto che il cambio sarebbe stato forte e le cose da affrontare anche.
Non si trattava solo di saper organizzare le mie giornate e di come progettare il futuro, in fondo lo avevo deciso io e il desiderio e le energie necessarie per realizzare sogni e aspettative di cambiamento le avevo.

Si trattava più che altro di scoprire come mi sarei sentita trovandomi faccia a faccia con un cambio preoccupante di identità.
Per tanti anni della mia vita ero stata  “la pediatra”
Ero stata modellata,  nutrita da questa certezza. Avevo fatto un mestiere di cura, ma io per prima ero stata  curata da quanti, tanti, avevo incontrato.
E adesso cosa sarebbe successo?

Neanche lontanamente avrei immaginato che di li a qualche giorno sarebbe esploso il coronavirus tirandosi dietro quello che tutti sappiamo.

giovedì 23 aprile 2020

La nostra pandemia - Il deserto dei Tartari

Inizio marzo 2020.  Esco da una riunione in direzione sanitaria con l’infettivologo e i colleghi della medicina d’urgenza, sarà l’ultimo assembramento aziendale autorizzato prima del “lockdown”: l’epidemia, anzi la pandemia, è incominciata.  Sulle scale incontro il responsabile della Formazione. Con un sorriso, a bassa voce, mi dice “Si chiamava Drogo...?” e io annuisco; sì, il tenente del Deserto dei Tartari.  Ci siamo capiti al volo, e ho scoperto di non essere l’unica in questo stato d’animo.

Aspettiamo -tutti- che il contagio raggiunga il nostro ospedale, è questione di giorni. Già il primo paziente positivo è stato trasferito da un altro presidio (siamo uno dei riferimenti regionali). Arrivano circolari ed editti che mi sforzo di tradurre in indicazioni pratiche per il mio gruppo, calmando gli animi delle più spaventate o bellicose. 

Certo, il lavoro è diminuito.  Il calo degli accessi in pronto soccorso dimostra ampiamente quanto -in tempi normali- veniamo utilizzati come un ambulatorio gratuito e permanente. Ora la paura tiene lontani gli ansiosi e le scuole chiuse riducono le infezioni stagionali. Ma basta un caso sospetto a impegnare medico e infermiera per due ore: vestizione scrupolosa, visita, esami, eventuale accompagnamento “agli infettivi”, tamponi, svestizione -soprattutto- attenti a ogni gesto.

mercoledì 22 aprile 2020

La nostra pandemia - Rituali

Una delle percezioni dominanti da quando siamo stati messi tutti in quarantena è quella di vivere queste giornate come tempo "sospeso".

Sospeso perché vissuto nell'attesa di quello che verrà: il ritorno alla vita normale (si ma quando?), la riapertura (nei tempi e nei modi che ci diranno), la ripresa dell'attività lavorativa, tornare a visitare come prima, o almeno un po' di più.

Attesa per quando si tornerà a dormire meglio di notte, ad essere meno angosciati, a godere del sole "sotto il sole", fare i picnic nel prato e non sul balcone e poi, finalmente, a smettere di vivere nell'attesa. A quanto tutto sarà finito...

Ad aiutarci a reggere questo periodo, ricco di tensione ma anche di monotonia, intervengono i rituali. Scandiscono il tempo preparandoci a quello che capiterà subito dopo, dandoci la sensazione di essere padroni della situazione, allentando la paura e predisponendoci ad accogliere il tempo che viene.

martedì 21 aprile 2020

La nostra pandemia - Un pediatra privo di tatto

Anche per chi non ha subito direttamente lutti e malattia, l'irrompere del coronavirus ha rappresentato un'indubbia sofferenza, accompagnata dalla progressiva rinuncia a un gran numero di piaceri; inutile elencarli, è un'esperienza comune a tutti.
Fra i tanti piaceri, mi è venuto a mancare in gran parte il piacere del lavoro, o almeno gli aspetti piacevoli del lavoro, quelli che di norma attenuano fatiche insoddisfazioni e frustrazioni.
In questo periodo sto lavorando poco, se si considera il numero ridotto di visite e quello non aumentato, o forse addirittura leggermente diminuito, di telefonate e mail ricevute; ma il tempo dedicato è perfino aumentato, se si considera la reperibilità nei prefestivi e festivi recentemente introdotta. Tempo spesso vuoto e improduttivo, riempito dalla lettura quasi ossessiva di notizie, aggiornamenti, approfondimenti, incerte o anche incaute previsioni. Ma tempo comunque dedicato a lei, alla pandemia, come a lei sono dedicati quasi tutti gli spazi di giornali e telegiornali.
Ma pur lavorando tutto sommato meno del solito, mi capita di sentirmi spesso stanco; e non è solo depressione, anche se l'umore è naturalmente quello che è. Forse prevale un senso di scarsa utilità, anche se poi la gente si profonde in grandi ringraziamenti per ogni cosa che faccio o soprattutto dico, probabilmente perché sopravvalutano il nostro attuale lavoro, di sicuro perché nell'isolamento una voce amica, una telefonata o una mail fanno sentire compresi e ascoltati, in senso lato curati, al di là di quel che si dice.

CoViD-19 aggiornamento del 21.04.2020

Tra le azioni irrinunciabili da intraprendere nel corso di una pandemia c'è quella della raccolta dati.
Dati relativi ai contagiati, ai ricoverati (lievi o gravi) ai posti occupati nelle terapie intensive, ai morti (ahimè) e ai guariti (alleluia).

I dati, quelli importanti, e soprattutto in una situazione come questa, non solo sono difficili da raccogliere ma ancor più da comunicare. Perché per comunicarli bene devi prima capirli, interpretarli correttamente, aggregarli nel modo giusto, correggerli, mondarli dalle imperfezioni, "disegnali" come si deve, e solo a questo punto, esporli.

Se volete sapere come non si deve fare guardate la conferenza stampa delle 6 di sera della Protezione Civile. Se invece vi va di capirci qualcosa seguite questa pagina facebook.

domenica 19 aprile 2020

CoViD-19 aggiornamento 18-04-2020

Il link che segue reinvia ad una intervista radiofonica a Ernesto Burgio dove viene trattata in modo approfondito la pandemia da CoViD-19 dalle sue origini, alle manifestazioni cliniche e alle prospettive future.
Si tratta di un’intervista molto lunga (1h 40m), ma che merita di essere ascoltata per la sua chiarezza e completezza -> Senti l'intervista.
In questo intervento sempre di Ernesto Burgio vengono ribadite le stesse informazioni del link precedente in modo più sintetico -> Leggi l'intervista.

Questo articolo di Filippo Curtoni analizza gli errori e i ritardi del piano pandemico in Italia con le proposte affinché questa situazione non si ripeta in futuro  -> Vedi l'articolo. 

In questa newsletter de Il Post viene trattata dettagliatamente la strategia della Regione Veneto e si chiarisce il motivo per cui hanno avuto risultati nettamente migliori delle altre regioni italiane -> Vai alla newsletter .

In questo editoriale di Epidemiologia & Prevenzione Stefania Salmaso e Paolo Vineis analizzano in modo critico i dati epidemiologici italiani relativi a questa pandemia di COVID19 -> Vai all’editoriale .

L’Associazione Italiana di Epidemiologia ha formulato una serie di proposte per superare l’attuale fase della pandemia. -> Vai alla lettera aperta .

giovedì 2 aprile 2020

CoViD-19

Il 25 marzo 2020 l'Accademia Nazionale dei Lincei ha licenziato un documento che riassume le conoscenze disponibile a quella data sulla pandemia in corso.

Probabilmente si tratta di uno scritto un po' scontato per chi di lavoro si occupa di salute, tuttavia ci sentiamo di consigliarlo non solo per l'autorevolezza della fonte ma come possibile consiglio di lettura per i "laici" che si stanno perdendo nella massa di informazioni che in questi giorni stanno arrivando da tutte le parti.

Sicuramente interessante la seconda parte che fa il punto sulla terapia e sulle prospettive vaccinali.

Vedi il documento

sabato 15 febbraio 2020

Hans Rosling e la "factfulness"

Ad Hans Rosling e al suo modo del tutto originale di presentare i dati abbiamo già dedicato un post di qualche hanno fa.
Se torniamo  parlarne è per presentare il suo libro, un vero è proprio testamento spirituale (ma non solo) recentemente tradotto in italiano e pubblicato da Rizzoli: Factftulness

Nel febbraio del 2016 gli viene diagnosticato un tumore incurabile e Hans, con la sua lucida razionalità, decide di annullare tutte le conferenze e gli incontri già programmati (il web è pieno delle sue proverbiali performance al TED) per dedicarsi alla stesura di questo libro con l'obiettivo di condividere non tanto una visione del mondo quanto gli strumenti per poterlo interpretare  e quindi cambiarlo.

Leggendolo non si smette di essere sorpresi dalla superficialità delle nostre conoscenze e di quanto la realtà sia in genere molto migliore di come ce la rappresentiamo. Un libro scritto non certo per sostenere uno sciocco ottimismo quanto per spronare chi si è impegnato finora a continuare a farlo proprio alla luce dei numerosi successi raggiunti: dalla riduzione della povertà, al miglioramento del livello di scolarizzazione, dall'analisi delle curve demografiche alla percentuale di soggetti vaccinati, passando per il numero di specie di animali in via di estinzione all'innalzamento dell'aspettativa di vita. 

Per concludere un consiglio: se non potete o non volete leggere il libro un regalo fatevelo lo stesso: visitate il sito che Hans ha realizzato e che grazie ai suoi collaboratori viene costantemente aggiornato, sarà uno splendido viaggio ... tra le bolle!

sabato 28 novembre 2015

Pagina99

Questo post probabilmente non dovrebbe trovare posto sul blog di una associazione di pediatri ma scambiarsi qualche buon consiglio é il modo migliore per accrescere la cultura reciproca che come tale non è mai solo specialistica.

Pagina99 è un giornale che si autodefinisce "quotidiano settimanale", lo si trova in edicola infatti solo una volta settimana, al sabato, ma tutti i giorni arricchisce le proprie pagine web. Uscito per anno dovette poi sospendere le proprie pubblicazioni per mancanza di fondi, nonostante la qualità dei contenuti. Dopo un anno torna in edicola con la propria grafica curatissima, le pagine color salmone ma soprattutto i suoi articoli approfonditi e come tali poco compiacenti (sarà per questo che ha difficoltà a trovare finanziatori?)

Per chi fose interessato può cominciare da qui: http://www.pagina99.it/pagina99-chi-siamo/


Purtroppo dopo vari tentativi di rendere il proprio prodotto appetibile nel mondo editoriale Pagina99 ha chiuso i battenti. Peccato. Davvero.

Il bambino: un narratore competente

Il 6 novembre 2015 Si è svolto ad Alessandria il convegno "Io conosco delle cose su di me - le competenze infantili nella salute e nella malattia" organizzato con il patrocinio dell'Associazione Italiana di Sociologia.

L'evento, che ha avuto un respiro internazionale, ha visto coinvolte come promotrici le sociologhe con le quali abbiamo collaborato in questi anni (Prof.se A Favretto e F Zaltron) e che hanno chiesto un intervento alla nostra associazione locale.

Per chi fosse interessato a conoscerne il contenuto può scaricarlo dal sito dell'ACPO materiali didattici (http://acpdellovest2.blogspot.it/2015/11/parlare-con-il-bambino.html). È un'ottima sintesi del lavoro svolto e delle riflessioni scaturite in questi anni dal gruppo genitorialità che stimolato dal confronto con la sociologia ha saputo rielaborare un approccio al piccolo paziente del tutto nuovo e creativo.

giovedì 19 novembre 2015

LG e libertà del medico

Ossessionati (e in parte a ragione) dalla stretta sui costi si va diffondendo sempre più in seno al Ministero della Salute, una mentalità di tipo sanzionatorio nei confronti di coloro che "osano" trasgredire una serie di regole che si vorrebbero rendere non discutibili, da ultime le Linee Guida (LG).

Se avere a disposizione delle buone LG è un po' il sogno di tutti tuttavia sappiamo bene che ogni paziente è diverso così come differenti sono gli elementi di contesto nei quali ci si può trovare ad applicarle.

Partendo da queste premesse il network Cochrane italiano e l'Associazione Alessandro Liberati (Liberati, ricordiamo, è stato il promotore della Cochrane in Italia) hanno deciso di inviare una lettera al Ministero della Salute nella quale ribadire proprio questo concetto: se da una parte le LG rappresentano un ottimo strumento per promuovere una sanità di qualità, dall'altra non si possono dimenticare le modalità per una corretta stesura e la possibilità da parte degli operatori di poter mantenere una certa autonomia decisionale quando si trovano a doverle mettere in pratica.

Ulteriori informazioni e il testo della lettera sono reperibili a partire da questo link

mercoledì 11 novembre 2015

Formazione: riprendiamo a parlarne

Il numero di ottobre 2015 di Torino Medica (il bollettino dell'OdM della provincia di Torino) dedica un interessante focus alla formazione del medico.
L'analisi si rivolge principalmente a quanto accade durante il corso di laurea e la specialità, senza considerare tutto "il dopo" (peccato), tuttavia ci sono un paio di articoli di carattere più metodologico interessanti anche per noi.

Uno di essi "Una rivoluzione copernicana", mette per la verità un po' di tristezza, non certo per i contenuti quanto per i tempi in cui esce. La rivoluzione alla quale si fa riferimento è quella secondo la quale la formazione dovrebbe cambiare registro ed essere centrata sullo studente e non sul docente. 
Beh siamo nel 2015 e leggere nero su bianco che questo cambio di paradigma è ancora di la da venire mette un po' di tristezza.

L'altro, piuttosto breve, ha un titolo altrettanto eloquente "Rivedere la formazione per competenze" e rimanda, tra le altre, al progetto canadese CanMed che esplora e suggerisce per il medico sei ruoli + uno (quello di Expert che li racchiude e li unifica tutti) ciascuno dei quali contiene le competenze necessarie per esercitarli in modo adeguato.

Gran parte del materiale è liberamente disponibile e una seppur veloce lettura può essere un utile stimolo a confrontarsi su quali aspetti ci si sente più preparati, su quali andrebbe rivolta maggiore attenzione e a riflettere sulla complessità di un lavoro "formativamente" parlando assai bistrattato.

venerdì 23 ottobre 2015

Altruisti si nasce o si diventa? Le radici della morale secondo le “nuove” scienze.

Nell’incontro del 29 settembre 2015 Maria Merlo ci ha parlato di: Altruisti si nasce o si diventa? Le radici della morale secondo le “nuove” scienze. Su quali basi poggiano i nostri giudizi etici? Esiste una morale “naturale”, universale, comune a tutti gli uomini? Il tener conto degli altri è profondamente radicato in noi o è solo frutto della civilizzazione, solo una molto labile “vernice” esterna, sempre pronta a sgretolarsi e a svanire? E ancora: il bambino nasce “buono” e viene corrotto dalla società (Rousseau e altri), o nasce “cattivo e immorale” (Hobbes e altri), preda di impulsi egoistici e di sopraffazione, e deve imparare a soffocare i propri istinti attraverso il processo di civilizzazione, l’educazione, la paura delle sanzioni ? Educare vuol dire, dunque, seguire e indirizzare la natura o lottare contro di essa? Religioni e filosofia hanno tentato, nei secoli, risposte a questi interrogativi. Ci siamo chiesti cosa hanno da dire, in proposito, le scienze “nuove”: la neurobiologia, la scienza dell’evoluzione, l’etologia, le neuroscienze. Abbiamo così scoperto che su questi temi c’è una letteratura ricchissima e molto stimolante, che integra l’ottica filosofica e religiosa, e che mette in luce come esista, negli umani (ma anche, in qualche misura, nei mammiferi sociali), un “istinto” dell’altruismo. Naturalmente allora il problema si sposta: quali sono le radici del male e della violenza? Maria, senza chiaramente nessuna pretesa di fornire un quadro completo su questi argomenti o di dare risposte definitive, ci ha raccontato alcune cose che ha letto e che l’hanno colpita. Qui potete leggere la sua relazione. Puoi fare domande, commenti, critiche, osservazioni continuando così la discussione che, quella sera, è stata molto vivace e interessante.

venerdì 22 maggio 2015

Come nasce il linguaggio

Martedì 12 maggio 2015 Maria Merlo, che in questi ultimi mesi ha letto alcuni libri affascinanti di etologia e di psicologia cognitiva, ci ha parlato di: Come nasce il linguaggio La relazione partiva…da lontano, approfondendo aspetti del linguaggio che consideriamo scontati e sui quali raramente riflettiamo: Gli animali “parlano” fra loro? Quali caratteristiche del linguaggio sono solo ed esclusivamente umane? Quali conquiste cognitivo-relazionali deve aver fatto il bambino per poter imparare a parlare? Come impara a parlare? Che legame c’è fra linguaggio e pensiero, cioè è possibile pensare se non si ha il linguaggio? Alla fine della relazione, viene poi fatto qualche accenno su alcuni temi che ci sono più familiari: Perché certi bambini parlano tardi e male? Quali conseguenze ha questa loro difficoltà sul loro sviluppo? Vedi la relazione Vedi la discussione

giovedì 15 maggio 2014

Martedì 20 maggio, alle 21, nella sala valdese di Via Principe Tommaso 1 Maria Varano. Come parlare della morte ai bambini

Capita, a volte, di trovare genitori in forte difficoltà con i loro bambini di fronte alla morte: dei nonni, di un genitore, di un compagno di scuola, di un insegnante….. Cosa dire in questi casi al bambino? Come aiutarlo ad affrontare la perdita e ad elaborare il lutto? Come lenire il suo dolore? E’ giusto portarlo al funerale? E’ un momento molto critico, di forte sofferenza e anche di rischio: un lutto mal elaborato può segnare profondamente la vita di un bambino. Il pediatra, se è preparato, può aiutare il genitore ad orientarsi in questi difficili momenti. La dottoressa Maria Varano, psicologa, psicoterapeuta e coordinatrice dei servizi per la prima infanzia del Comune di Rivoli. si è occupata di questo tema sia a livello teorico che nella pratica (con interventi, per esempio, nelle scuole in occasione della morte di insegnanti o allievi). Ha pubblicato vari testi fra cui: “Come parlare ai bambini della morte e del lutto”. Claudiana, 2012. All’incontro saranno presenti anche il dott. Paolo Roccato (psicoanalista) e la dott. Marilena Vottero (psicoterapeuta infantile) che non faranno una loro relazione ma potranno intervenire, in fase di discussione, con eventuali commenti e sottolineature. Pensiamo che questa serata possa essere un’occasione di riflessione e confronto su un tema importante, ma raramente approfondito.

lunedì 3 marzo 2014

INCONTRO CON I MMG 25-02-2014

Il giorno 25 febbraio 2014 abbiamo avuto un interessante e proficuo incontro con la dott.ssa Patrizia Mathieu e il dott.Franco Bagagli, in rappresentanza della SIMG (Società Italiana di Medicina Genarale), per discutere tutte le problematiche che necessitano di una collaborazione tra il medico del bambino e quello dell'adulto. Relazione dell'incontro

lunedì 17 settembre 2012

Illness del bambino e area contaminante

Raccontiamo a più voci di bambini, diritti e alleanze XXIV CONGRESSO NAZIONALE ACP Torino, 11-13 ottobre 2012 4 -perché partecipare? Uno dei temi che ci ha appassionato di più e che ci ha spalancato un intero mondo da esplorare è la riflessione sul rapporto pediatra-bambino. Siamo abituati, soprattutto nell’ambito della medicina narrativa, del counselling, della formazione alla relazione, a confrontarci e a riflettere sul nostro rapporto con i genitori, meno su quello con i bambini. Quasi tutti cerchiamo di mettere i bambini a loro agio, chiacchieriamo con loro, li lasciamo liberi di muoversi nel nostro studio, di toccare, di interloquire…. Ma per quanto riguarda salute e malattia manteniamo un rapporto diretto prevalentemente con i genitori. Conosciamo, in realtà, molto poco di come i bambini vivono la loro malattia, lasciamo loro poco spazio per chiedere, dire, partecipare, co-costruire con noi il loro percorso verso la salute. Come se i bambini non potessero o non dovessero avere voce in capitolo e come se non fossero delle persone a pieno titolo, ma solo dei corpi malati di cui prenderci cura. Ci siamo chiesti se questo modo di fare il pediatra abbia delle giustificazioni valide e quali. E anche se sarebbe realmente possibile, nella routine dei nostri ambulatori, considerare il bambino un nostro interlocutore, un attore della sua salute.

Discussioni e appuntamenti

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L'accoglienza pediatrica al neonato: tra ospedale e territorio -> link

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