Sul numero di novembre/dicembre di Quaderni ACP, circa due
mesi AC (Avanti Covid), in un articolo a firma Stefania Manetti si parla
dell'importanza di avere "papà sufficientemente buoni".
L'ho letto in questi giorni, il maggior tempo a disposizione
mi permette di riprendere riviste lasciate in attesa sulla scrivania. Mi hanno
colpito in particolare tre frasi:
" Un papà ha bisogno di sviluppare un senso di competenza nell'accudimento del proprio bambino, se ciò non accade subito dopo la nascita tutto ciò avrà effetti a lungo termine sullo sviluppo".
" Un papà ha bisogno di sviluppare un senso di competenza nell'accudimento del proprio bambino, se ciò non accade subito dopo la nascita tutto ciò avrà effetti a lungo termine sullo sviluppo".
"Il coinvolgimento dei papà, e un attaccamento paterno
precoce, riducono l'incidenza di abusi da parte del padre, portano benefici
allo stato psicologico materno e alla salute fisica, in particolare nel mitigare
la depressione postparto, senza considerare gl'importanti benefici per il
papà".
"Gli uomini quando assumono appieno il ruolo paterno
cambiano in molti modi, biologicamente e psicologicamente".
Frasi
bellissime, già, peccato che le stia leggendo e ricopiando in epoca DC (Dopo Covid).
Un'epoca in
cui raccomandiamo ai genitori di venire uno solo di loro col bambino, per
evitare assembramenti. Anche ai bilanci di salute: dove a quel punto,
ovviamente, arriva solo la mamma.
Ma cosa ci stiamo perdendo? Proprio il rapporto iniziale con
uomini all'esordio della paternità!
Quegli stessi che abitualmente cercavo di coinvolgere durante i primi
bilanci di salute, soprattutto il primo, quando ero solito mostrare loro il
figlio neonato, evidenziare le sue competenze, facilitare la nascita di una
conoscenza e di un rapporto in un momento altamente emotivo e pregnante.
Certo non
tutto è perduto; ho imparato a lasciar entrare nello studio i papà,
confinandoli appena oltre la porta che lascio aperta verso la sala d'aspetto,
di questi tempi sempre vuota e ben aerata. Sono a distanza di 2-3 metri, e
almeno possono origliare, sbirciare, ascoltare il dialogo con la mamma, e
persino intervenire, fare qualche considerazione o domanda, se ne hanno
intenzione e capacità.
Però non
posso proprio come facevo prima prendere il bimbo e piazzarglielo ben contenuto
davanti al loro viso, gli occhi che li fissano e le manine semiaperte; una
visione che spesso ho riscontrato far commuovere anche uomini di poche parole e
di scarsa cultura, perfino neopadri dall'aspetto ispido, a volte non troppo
rassicurante.
Chissà se
queste occasioni perse saranno recuperabili in futuro; forse in parte sì, ma
non per tutti, perché alcuni padri non li vedremo più, e con altri ci saremo
persa quella finestra di disponibilità originata dalla novità di aver avuto un
figlio, una finestra che non tutti gli uomini riescono a tenere a lungo aperta.
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