martedì 12 maggio 2020

La nostra pandemia - Nuovi padri


Sul numero di novembre/dicembre di Quaderni ACP, circa due mesi AC (Avanti Covid), in un articolo a firma Stefania Manetti si parla dell'importanza di avere "papà sufficientemente buoni".
L'ho letto in questi giorni, il maggior tempo a disposizione mi permette di riprendere riviste lasciate in attesa sulla scrivania. Mi hanno colpito in particolare tre frasi:
" Un papà ha bisogno di sviluppare un senso di competenza nell'accudimento del proprio bambino, se ciò non accade subito dopo la nascita tutto ciò avrà effetti a lungo termine sullo sviluppo".
"Il coinvolgimento dei papà, e un attaccamento paterno precoce, riducono l'incidenza di abusi da parte del padre, portano benefici allo stato psicologico materno e alla salute fisica, in particolare nel mitigare la depressione postparto, senza considerare gl'importanti benefici per il papà".
"Gli uomini quando assumono appieno il ruolo paterno cambiano in molti modi, biologicamente e psicologicamente".
Frasi bellissime, già, peccato che le stia leggendo e ricopiando in epoca DC (Dopo Covid).
Un'epoca in cui raccomandiamo ai genitori di venire uno solo di loro col bambino, per evitare assembramenti. Anche ai bilanci di salute: dove a quel punto, ovviamente, arriva solo la mamma.

Ma cosa ci stiamo perdendo? Proprio il rapporto iniziale con uomini all'esordio della paternità!  Quegli stessi che abitualmente cercavo di coinvolgere durante i primi bilanci di salute, soprattutto il primo, quando ero solito mostrare loro il figlio neonato, evidenziare le sue competenze, facilitare la nascita di una conoscenza e di un rapporto in un momento altamente emotivo e pregnante.
Certo non tutto è perduto; ho imparato a lasciar entrare nello studio i papà, confinandoli appena oltre la porta che lascio aperta verso la sala d'aspetto, di questi tempi sempre vuota e ben aerata. Sono a distanza di 2-3 metri, e almeno possono origliare, sbirciare, ascoltare il dialogo con la mamma, e persino intervenire, fare qualche considerazione o domanda, se ne hanno intenzione e capacità.
Però non posso proprio come facevo prima prendere il bimbo e piazzarglielo ben contenuto davanti al loro viso, gli occhi che li fissano e le manine semiaperte; una visione che spesso ho riscontrato far commuovere anche uomini di poche parole e di scarsa cultura, perfino neopadri dall'aspetto ispido, a volte non troppo rassicurante.
Chissà se queste occasioni perse saranno recuperabili in futuro; forse in parte sì, ma non per tutti, perché alcuni padri non li vedremo più, e con altri ci saremo persa quella finestra di disponibilità originata dalla novità di aver avuto un figlio, una finestra che non tutti gli uomini riescono a tenere a lungo aperta.

Gianni

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