venerdì 8 maggio 2020

Non possiamo lavarcene le mani

Con un editoriale piuttosto sconclusionato il Dr. Villani, presidente della SIP, lancia una sorta di appello affinché i pediatri rilancino la figura del padre e della madre in contrapposizione alle politiche attuali che li declassano a Genitore 1 e Genitore 2 e parla dell'iniziativa delle giornate per la genitorialità.

In realtà lo stile confusivo non rende facilmente intelleggibile né il contenuto né l'obiettivo reale del suo scritto, ma si coglie il tentativo di affermare ancora una volta che le famiglie omogenitoriali non sono delle famigli tanto giuste e come tali non possono garantire la crescita armonica dei bimbi che le abitano.

La dottoressa Chiara Centenari, pediatra di Viareggio e referente famiglie arcobaleno per la regione Toscana, non ci sta e scrive una lettera per contestare quello che si legge tra le righe dell'editoriale di Villani. La lettera riscuote subito un ampio seguito di adesioni da parte di singoli (non solo di area medica) e associazioni.


L'ACP tuttavia non se la sente di aderire perché "alcuni passaggi non sono del tutto condivisibili" e poi ci sono da rispettare le differenti "anime" presenti nell'associazione.

Molto deludente.
Certo è vero, l'ACP ha varie anime ed è giusto rispettarle tutte ma è anche una società scientifica e come tale non può nascondersi dietro il dito delle diverse sensibilità. L'unanimità di pensiero non verrà mai raggiunta su nulla, altre tematiche possono essere altrettanto divisive, dalle vaccinazioni all'omeopatia solo per citare le più note, ma non per questo si evita di prendere posizione "perché qualcuno la pensa diversamente".

Bisogna aprire un confronto che alla luce delle attuali conoscenze scientifiche possa permettere ad una Associazione come la nostra di esprimersi al di la di quelle che sono le valutazioni e le "sensibilità" personali, per definizione diverse e non sempre poggiate su basi scientifiche. In una parola: non possiamo lavarcene le mani. Il rischio è il venir meno della ragion d'essere dell'Associazione Culturale Pediatri.

Il Direttivo ACPO

2 commenti:

  1. Per FARE un figlio ci vogliono un maschio ed una femmina, per CRESCERE un figlio ci vogliono, una, due o più persone fino al (a me caro) villaggio.
    Ognuno di noi ha parti femminili e maschili ma non è detto che le prime siano prevalenti in una femmina così come le seconde in un maschio (quanti "mammi" ho conosciuto in 35 anni di pediatra! e viceversa).
    Se il genitore è solo (perché ha perso l'altro) si ritroverà ad alternare le sue parti maschile e femminile, se i genitori sono due (che siano maschio e femmina, maschio e maschio, femmina e femmina) ognuno di loro relazionerà principalmente con la sua parte prevalente.

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  2. Concordo pienamente con l'idea del villaggio, sempre piu' difficile da "trovare" nel nostro sistema di vita. Non si puo' pensare che per rispettare anime diverse di una societa' scientifica si possa giustificare un pre-giudizio sulla bonta'o meno un modello famiglia. La letteratura scientifica al riguardo non mi risulta' affatto che vada nella direzione indicata o sottoindicata dal dott. Villari.
    Mariella Dall'Aglio

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