Seguivo l’andamento dell’epidemia in Cina come si guarda una storia che pensavo non mi avrebbe toccato personalmente, poi una domenica mentre ero a sciare mi sono arrivati un serie di messaggi che annunciavano che il virus era arrivato anche da noi, ho cercato di non pensarci troppo, ma il giorno successivo non ho potuto più evitare di accorgermi che ci eravamo finiti dentro del tutto.
Non riuscivo, e forse non riesco ancora nemmeno adesso, ad accettare la situazione, ero e sono attonito. In tutti gli scenari più pessimisti sul futuro avevo messo in primis il disastro ambientale, poi i problemi socio economici provocati dai cambiamenti della globalizzazione e del diverso modo di vivere e lavorare, ma non avevo mai contemplato una pandemia, ero convinto che tutti gli allarmi dell’OMS fossero eccessivi e che comunque saremmo stati in grado di governare un’epidemia emergente, almeno nei paesi ricchi.
Ho cercato di informarmi per comprendere bene la situazione e mi son accorto che le informazioni non mi bastavano mai perché molto incerte e contraddittorie, per cui mi sono accorto essere diventato un lettore compulsivo di notizie sul coronavirus e di non riuscire a non ascoltare un TG dopo l’altro anche se conscio che non avrei sentito alcuna novità.
Il lavoro è molto diminuito, ma il tempo libero non riesce ad essere produttivo, quando ero molto più impegnato nella routine quotidiana riuscivo a ricavare spazi per molta attività extra mentre adesso sono come bloccato, sempre attonito.
La qualità del lavoro poi è molto peggiorata, si cerca di vedere poco i pazienti, di fornire prevalentemente consigli telefonici, quando è il caso si ricorre alla telemedicina, ma manca la sicurezza che ti viene dall’aver visto e toccato il paziente.
Anche le telefonate sono nettamente diminuite, tutti quei timori e problemi che affollavano le mie giornate sembrano essere spariti, forse tutti sono così appiattiti sulla paura di questo virus da aver dimenticato tutto il resto. Avrei pensato che sarei almeno servito a contenere l’ansia, ma in realtà questo aiuto non mi viene richiesto.
Qualcuno aveva osservato che durante i bombardamenti di Londra nella seconda guerra mondiale erano completamente scomparsi i disturbi ansioso depressivi (che si erano poi puntualmente ripresentati alla cessazione del pericolo) e forse noi ci troviamo nella stessa situazione.
Le poche volte che visito i bambini c’è un senso di frustrazione, io avevo sempre impostato il mio lavoro sulla relazione, ma adesso questo è molto più difficile per le barriere che dobbiamo erigere, come fai ad entrare in relazione con un bambino se non riesce nemmeno a vedere il tuo sorriso nascosto dietro una mascherina, con i più grandi può servire il linguaggio, ma con i lattanti è molto più difficile.
Vediamo una situazione grave e sembra che non riusciamo ad essere di aiuto. Ho sempre creduto nell’importanza del mio lavoro, ma in questa situazione sembrano utili solo gli intensivisti, sono convinto dii potere essere utile in tempi normali, ma purtroppo non in questo frangente.
Dal punto di vista scientifico sono frastornato, questo è un virus nuovo del quale si sa ben poco e non è molto utile tutto questo starnazzare di esperti vanesi che si accapigliano per guadagnare una ulteriore comparsata televisiva. Nessuno di questi ha l’umiltà di riconoscere i propri errori di valutazione e questo non mi fa ben sperare nelle soluzioni future. Sarebbe più utile riconoscere socraticamente di ”sapere di non sapere”, almeno si dimostrerebbe dii usare la ragione.
I medici, nella cura del singolo paziente, hanno dato prova di competenza ed abnegazione, ma il sistema ha dato una pessima prova a livello organizzativo.
Fatte queste premesse la mia speranza è che il virus si distrugga da solo, che in estate si estingua, perché ho poca fiducia che ci riusciamo noi.
Altrimenti potrei personalmente pensare di attaccarlo con le mie doti artistiche, potrei mettermi a cantare oppure dipingere, sperando che il virus inorridito batta in ritirata, oppure, massima crudeltà, decida di lasciare l’umanità in balia della mia arte.
Non so se questa possa essere la soluzione, ma almeno potrei ambire a diventare Presidente degli Stati Uniti, visto che l’attuale titolare sta formulando soluzioni intelligenti quanto le mie, ma più pericolose.
Ivo
Caro Ivo, hai ben rappresentato lo stato d'animo in cui ho vissuto queste settimane. Inizialmente, anche io ho pensato che in fondo la Cina era molto lontana geograficamente e credevo anche fosse diversa la sua situazione socio-sanitaria... in occidente non sarebbe potuto accadere nulla di quello che ci arrivava dalla Cina attraverso i Media. Quando si è iniziato a parlare di prolungare la chiusura delle scuole dopo il periodo di carnevale, mi sono quasi seccata, così come mi sembrava assurdo bloccare tutte le manifestazioni relative al carnevale, che peraltro si svolgevano all'aperto ! Ma in pochi giorni ho totalmente cambiato punto di vista! Sentendo persino un certo senso di colpa per aver criticato la presa di posizione del governo! Anche io ho iniziato a guardare sgomenta i vari servizi televisivi...non credevo ai miei occhi! Non credo di aver guardato così tanta TV come in questo periodo! Mi sentivo drogata di dati, di informazioni, anche se spesso contraddittorie fra loro! Ho provato un senso di profonda impotenza a stare seduta sul comodo divano di casa mia, al sicuro, a guardare i miei colleghi della Lombardia, stravolti dalla stanchezza del lavoro forsennato, quando parlavano delle ondate dei codici gialli e rossi che arrivavano tutti insieme, della loro rabbia ed impotenza per non poter curare tutti con quella competenza e professionalità con cui siamo abituati a lavorare...la mancanza di materiale per la loro protezione, dei macchinari per poter ventilare tutti,...la disperazione di veder morire tanti pazienti,... in alcune realtà tante persone anziane che gli stessi medici conoscevano bene, loro vicini di casa, loro insegnanti quando erano bambini, anziani che li avevano tenuti sulle ginocchia da bambini! ... alcuni loro sguardi mi rimarranno per sempre nella mia memoria! Non posso negare che ho pianto per empatia con loro!
RispondiEliminaHo provato sentimenti contrastanti: paura per me ma soprattutto per i miei famigliari, per il rischio maggiore a cui comunque siamo esposti noi medici anche se siamo nellle retrovie, rabbia per la morte di tanti colleghi (sembra infatti impossibile che in Italia nel 2020 siano morti più di 150 medici in circa un mese e mezzo, ultimamente, cerco di non soffermarmi più su questo dato perché lo vivo con angoscia!). Ho provato grande pena per le famiglie che hanno visto portare via un loro caro e non lo hanno più rivisto! Deceduto da solo in ospedale, senza l'accompagnamento dei propri famigliari, nelle ultime ore da vivi, così come da morti! Ho provato disagio ed impotenza per non essere in prima linea...e provo tuttora per essere così poco utile alle mie famiglie! Faccio qualche Bds insoddisfatta perché i bimbi spesso piangono appena mi vedono con la mascherina, non riesco a rassicurarli con le espressioni del viso, con quel linguaggio non verbale che noi pediatri usiamo molto! Non mi sento in empatia con le famiglie quando parlo con loro, celata dietro questa maschera ingombrante! Non posso avvicinarmi a loro, devo trattenere anche il mio toccare bambini e famigliari durante la visita. Non posso dar loro i giocattoli e i libri che uso per tranquillizzarli,...devo continuamente passare disinfettante sulle mani,sulle superfici, mettere i guanti,...tutto così asettico, freddo e poco empatico...mi rimane lo sguardo e la voce per accompagnare i miei messaggi! Ma anche la voce tende ad essere ovattata dalla mascherina e perde quel tono calmo e rassicurante che in genere ha. Anche lei spesso sembra poco accogliente così bloccata!
RispondiEliminaTuttavia sto organizzando con le psicologhe con cui lavoro da circa due anni degli incontri per mamme in difficoltà nel gestire alcuni problemi con i propri bimbi, soprattutto i più piccoli che hanno disturbi del sonno ed irritabilità in aumento con il passare delle settimane. Una è partita da un paio di settimane con un gruppo gratuito su zoom. L'altra vorrei coinvolgerla nellorganizzare degli spazi di mindfulness per bimbi più grandi, che iniziano a segnalare qualche piccolo disturbo somatiforme, e temo che a settembre esploderanno questi problemi, a partire dalle fobie sociali e scolastiche già in aumento negli ultimi anni in queste età. Sono molto preoccupata per i bimbi di età intermedia, materna e iniziò elementari, che stanno vivendo un periodo veramente terribile, essere rinchiusi in casa, non poter vedere i nonni, gli amici, non poter giocare al parco, ...aver paura di tutti quelli che andranno ad incontrare ora che gradualmente si riaprirà, visti come nemici che potrebbero attaccare il virus! Non con un volto amichevole, ma tutti con la stessa faccia coperta dalla medesima angosciante mascherina...
RispondiEliminaMi rendo conto di aver scritto tutto come in un flusso di coscienza... rispettando probabilmente poco la punteggiatura, i tempi verbali,... ma perché la narrazione sia terapeutica...deve essere lasciata fluire senza controllare troppo la forma. A me è servito per rimettere un po' di ordine nel mio animo, e per dar spazio maggiormente a pensieri più costruttivi, che solo nelle ultime due settimane stanno emergendo...sono convinta che saremo molto utili anche noi alle famiglie, ora che potranno venire in visita senza rischiare di prendere una multa salata,...verranno a chiederci di aiutarli ad interpretare molti strani comportamenti dei loro figli,...stanno già aumentando le richieste... sarà importante più che mai affinare la nostra capacità di ascolto attivo, la nostra competenza nellaiutarli a trovare le soluzioni più adeguate ed ecologiche per il loro bambino e il loro nucleo famigliare. E creare una rete di aiuti X chi ravvisiamo abbia bisogno di figure più competenti di noi. Buona rinascita