Si è continuata l’analisi del Bds neonatale eseguito al Punto Nascita sulla base della traccia contenuta nell’Agenda della Salute, in particolare si è discusso della valutazione dell’udito. L’argomento è stato affrontato cercando di sviscerarne gli aspetti che potevano contribuire a discutere la definizione di un “modello di collegamento” tra ospedale e territorio ma anche tra pediatria generalista e specialistica tra pediatria generalista e operatori della rieducazione, ecc.
Si è seguita come traccia il Rapporto Tecnico fatto dal Ceveas per la Regione Emilia Romagna sul quale è impostata la delibera regionale di istituzione dello screening dell’udito in Emilia Romagna, documenti scaricabili dal sito di Saperi.doc (link -> qui e Vedi le slides proiettate).
In realtà il modello di collegamento è venuto fuori solo in termini di flash ma potrebbe essere recuperato nella riunione dedicata più specificatamente all’organizzazione dell’accoglienza al neonato.
La discussione è stata vivace e ha messo in evidenza i seguenti punti critici:
- l’approccio presso il Punto Nascita deve comprendere e segnalare ai genitori e ai PdF la valutazione dell’anamnesi familiare + valutazione di elementi di rischio + tecnica obiettiva di screening = otoemissioni o aABR
- omogeneità /disomogeneità delle modalità di screening nei Punti Nascita rispetto alla quale Marco Nangeroni riferisce di come questo sia stato un tema affrontato dalla SIN piemontese lo scorso anno con una situazione di partenza, raccolta attraverso specifico questionario, molto disomogenea
- difficoltà a capire con esattezza le differenze tra le otoemissioni e le ABR automatiche nell’identificare il difetto di udito, in particolare Chiara Giovannozzi pone il problema del perché ai neonati delle TIN si facciano sia le otoemissioni che l’aABR (raccomandate per questi neonati) come test di screening con dispendio di tempo senza che sia chiaro cosa aggiungano le otoemissioni nel caso specifico
- necessità che i PdF abbiano maggiori informazioni teorica sul percorso di approfondimento diagnostico anche per poter sostenere i genitori nell’adesione al programma
- necessità di alimentare una raccolta dati che permetta l’audit del programma di screening, anche su questo Nangeroni riferisce che c’era una proposta di un registro a partenza dagli audiologi ma di cui non si sa lo stato di realizzazione
- necessità che vengano seguiti nel tempo tutti i neonati: quelli con screening positivo attraverso l’approfondimento diagnostico protocollato; quelli con elementi di rischio attraverso un controllo successivo; quelli senza elementi di rischio che rappresentano comunque il 50% dei casi con attenzione lungo i BdS dei primi mesi e con una valutazione audiologica tra 24 e 30 mesi
- sono state “rinfrescate” le domande più significative da porre ai genitori lungo il percorso dei BdS del primo anno di vita per confermare la buona capacità uditiva del bambino, rimeditando anche sulla opportunità di introdurre qualche BdS aggiuntivo per la valutazione delle funzioni sensoriali e neuro-comportamentali ( Paolo Fiammengo riporta in proposito il pensiero di Rapisardi sviluppato nel recente corso di formazione sullo Sviluppo neuromotorio)
- è emerso che le esperienza dirette dei PdF presenti con bambini ipoacusici sono piuttosto scarse, data la bassa frequenza del difetto, e dunque necessitano di maggiore conoscenza “teorica” per poter affrontare l’eventuale caso che si possa presentare e di maggior collegamento tra tutti quelli che saranno chiamati ad occuparsi del caso.
La serata ha lasciato irrisolti alcuni interrogativi rispetto ai quali si sollecitano tutti i presenti a condividere attraverso il blog le eventuali ricerche di risposte o le risposte stesse che ognuno troverà ai suoi dubbi in modo che gli stimoli che le serate propongono possano portare anche in tempi successivi ad un incremento della professionalità di ciascuno e di tutto il gruppo.
Nessun commento:
Posta un commento