lunedì 26 aprile 2010

Obesità e svezzamento

Compare, nella rubrica "Perspective" del NEJM di questa settimana, un breve editoriale dal titolo piuttosto eloquente: "Let’s Move - Childhood Obesity Prevention from Pregnancy and Infancy Onward"

Gli autori prendono spunto dalla campagna di Michelle Obama "Let's Move" per la riduzione dell'obesità infantile per sottolineare l'importanza che ha l'alimentazione della mamma durante la gravidanza e quella del bambino fin dalle primissime epoche di vita. I primi due anni in particolare sarebbero cruiciali nel condizionare il BMI futuro.
È vero quindi che ci si può sentire un po' zia Pinuccia a parlare di pappe (vedi post e relativa discussione sullo svezzamento qui) tuttavia è innegabile il nostro ruolo visto sotto quest'ottica.

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2 commenti:

  1. Anche alla luce di questi dati ritengo che il nostro ruolo di indirizzo nello svezzamento sia ineludibile e che ,dopo anni di rigidi consigli, non dobbiamo cadere nelle trappola di un autosvezzamento "qualunquista "che possa confondere di più le famiglie .
    Il discorso dell'autosvezzamento va fatto con molta attenzione a indicazioni di corretta alimentazione per tutta la famiglia ,introducendo magari anche il discorso della prevenzione dell'obesità.Di questo rischio sono consapevoli solo poche famiglie, anche dalla mia esperienza quelle socialmente e culturalmente più elevate,per la maggioranza invece non è un rischio percepito nella prima e seconda infanzia. Forse però noi pediatri per primi dobbiamo esserne consapevoli e attenti al ritmo di crescita sin dai primi mesi,la nostra formazione ci porta sicuramente a preoccuparci di più del lattante che cresce poco rispetto a quello che cresce in modo eccessivo. Penso che su questi aspetti dovremmo approfondire la letteratura e discutere tra di noi.Di sicuro sappiamo dalla letteratura che tutti gli studi mettono in evidenza come le diverse strategie terapeutiche dell'obesità siano poco efficaci una volta che si è insturata.
    Antonietta

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  2. L'altro aspetto che viene sottolineato nel breve editoriale (e che consiglio vivamente di leggere) è la multidisciplinarietà dell'approccio.
    Credo che al di la della tecnica usata per far apprendere al bambino una alimentazione corretta (la filosofia di fondo dell'autosvezzamento credo sia il fatto che lasciato un po' libero sceglie da solo i cibi migliori per sé) come pediatri dobbiamo avere la consapevolezza del ruolo che rivestiamo all'interno di una strategia condivisa che mira "anche" alla prevenzione dell'obesità.

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