Dopo la serata di martedì sera sull'autosvezzamento mi sono rimasti alcuni dubbi che purtroppo quella sera non sono riuscita a mettere a fuoco. Mi piacerebbe continuare la discussione sul blog!
Il racconto fatto da Cristina della volta in cui lei, a un bimbo di 6 mesi che iniziava lo svezzamento, ha proposto un cubetto di mortadella (che lui peraltro si è sbocconcellato con cura) mi ha lasciata un po' interdetta.
Io in genere, dopo aver spiegato che il bambino può mangiare un po' di tutto, consiglio di cominciare con assaggi di cibi cremosi offerti col cucchiaino (passando al cibo a piccoli pezzettini in un secondo momento). Certo, in questo modo gestisce ancora tutto la mamma. Al bambino resta però la libertà di accettare o rifiutare e di far capire cosa gli piace e cosa no.
Si può considerare autosvezzamento, anche se non è il bambino che... si serve attivamente? O un'introduzione all'autosvezzamento? O non è un passaggio necessario? O è "dannoso" perchè invita indirettamente la mamma a frullare e rende più difficile il passaggio ai pezzettini?
Al bilancio degli 8 mesi, poi, verifico se hanno iniziato a mangiare anche a pezzettini. E qui spesso scopro che frullano tutto. Passare ai pezzettini infatti è comunque (autosvezzamento o no) un problema per certe coppie madre-bambino. Per alcune mamme gioca, nella scelta del frullare, la comodità della routine e la sicurezza di offrire un cibo "giusto". Per altre però è molto grossa la paura che il bambino " si strozzi". Sono solo madri che "hanno paura" o anche bambini che hanno reali difficoltà? Cosa dire a queste mamme?
Inoltre: la letteratura ci dice che a quel bambino svezzato da Cristina non verrà un'allergia alla mortadella (!), ma siamo sicuri che la digerirà senza problemi? Anche se ne mangia tanta? E quant'è "tanta"?
A tutti noi, ormai ben svezzati, è capitato, dopo un pranzo con cibi diversi dall'abituale (come qualità o come modo di essere cucinati) di avere un peso sullo stomaco, dormire male ecc! Molte mamme in effetti mi dicono "ha mangiato gli spinaci (o i fagioli o il cavolfiore o l'uovo ecc) e poi la notte si è svegliato più del solito". Siamo sicuri che non ci sia mai nessuna relazione fra le 2 cose?
Infine: so che ci sono studi che dicono che bambini molto piccoli, posti liberamente di fronte a una varietà di cibi "sani", si alimentano, mi pare nell'arco della settimana, in modo corretto: cioè magari un giorno mangiano solo carboidrati, il giorno dopo solo proteine e così via...Ma intanto sono bambini più grandi (che camminano e si servono dal tavolo).
E poi è uno studio. Non è un metodo educativo!
Quindi: anche ipotizzando che i genitori mettano in tavola una varietà di cibi sani, come comportarsi di fronte al bambino che si divora, per esempio, un piatto di pasta (o 2 fette di mortadella!) e poi non ha più fame per verdura, frutta ecc?
Che ne dite? Che ne dicono gli esperti?
Maria
Il racconto fatto da Cristina della volta in cui lei, a un bimbo di 6 mesi che iniziava lo svezzamento, ha proposto un cubetto di mortadella (che lui peraltro si è sbocconcellato con cura) mi ha lasciata un po' interdetta.
Io in genere, dopo aver spiegato che il bambino può mangiare un po' di tutto, consiglio di cominciare con assaggi di cibi cremosi offerti col cucchiaino (passando al cibo a piccoli pezzettini in un secondo momento). Certo, in questo modo gestisce ancora tutto la mamma. Al bambino resta però la libertà di accettare o rifiutare e di far capire cosa gli piace e cosa no.
Si può considerare autosvezzamento, anche se non è il bambino che... si serve attivamente? O un'introduzione all'autosvezzamento? O non è un passaggio necessario? O è "dannoso" perchè invita indirettamente la mamma a frullare e rende più difficile il passaggio ai pezzettini?
Al bilancio degli 8 mesi, poi, verifico se hanno iniziato a mangiare anche a pezzettini. E qui spesso scopro che frullano tutto. Passare ai pezzettini infatti è comunque (autosvezzamento o no) un problema per certe coppie madre-bambino. Per alcune mamme gioca, nella scelta del frullare, la comodità della routine e la sicurezza di offrire un cibo "giusto". Per altre però è molto grossa la paura che il bambino " si strozzi". Sono solo madri che "hanno paura" o anche bambini che hanno reali difficoltà? Cosa dire a queste mamme?
Inoltre: la letteratura ci dice che a quel bambino svezzato da Cristina non verrà un'allergia alla mortadella (!), ma siamo sicuri che la digerirà senza problemi? Anche se ne mangia tanta? E quant'è "tanta"?
A tutti noi, ormai ben svezzati, è capitato, dopo un pranzo con cibi diversi dall'abituale (come qualità o come modo di essere cucinati) di avere un peso sullo stomaco, dormire male ecc! Molte mamme in effetti mi dicono "ha mangiato gli spinaci (o i fagioli o il cavolfiore o l'uovo ecc) e poi la notte si è svegliato più del solito". Siamo sicuri che non ci sia mai nessuna relazione fra le 2 cose?
Infine: so che ci sono studi che dicono che bambini molto piccoli, posti liberamente di fronte a una varietà di cibi "sani", si alimentano, mi pare nell'arco della settimana, in modo corretto: cioè magari un giorno mangiano solo carboidrati, il giorno dopo solo proteine e così via...Ma intanto sono bambini più grandi (che camminano e si servono dal tavolo).
E poi è uno studio. Non è un metodo educativo!
Quindi: anche ipotizzando che i genitori mettano in tavola una varietà di cibi sani, come comportarsi di fronte al bambino che si divora, per esempio, un piatto di pasta (o 2 fette di mortadella!) e poi non ha più fame per verdura, frutta ecc?
Che ne dite? Che ne dicono gli esperti?
Maria
Sostegno alla genitorialità vs “zia Pinuccia”
RispondiEliminanon riesco a dare delle risposte ebm a Maria.
Sarà che la puericultura non mi appassiona molto e forse penso che Piermarini lasci liberi di svezzare i bambini, previa lettura del “suo” libro da parte dei genitori.
Patisco un po' il ruolo di “zia Pinuccia”, che ritengo crei dipendenza e medicalizzi cose che non occorre aver studiato fino a circa 30 anni per consigliare (“posso dare i fagiolini?”, “metto la maglia di lana o di cotone?” “le unghie dei piedi... non se le lascia tagliare...” etc...).
non è questo il sostegno alla genitorialità.
Chissà cosa vuole dirmi questa mamma chiedendomi se può dare il fruttolo ad un bimbo di 18 mesi?
Risposta 1: che non paga la visita e quindi che si può permettere di chedermi qualsiasi cavolata.
Risposta 2: vede un sacco di spot televisivi e quindi cosa posso fare io contro le leggi di mercato?
Risposta 3: ha bisogno di sentirsi dire che il fruttolo fa schifo ed è meglio un frutto... ma già il colore del fruttolo è inquietante e pure l'odore...
tutte le risposte sono vere... ed io, tranne la 1, ho cercato di spiegare cosa penso del fruttolo e dei cibi spazzatura in generale...
i bambini italiani stanno bene come non mai in passato (lo dicono le statistiche sanitarie!) eppure come non mai sono pieni i pronto soccorso di bimbi con la febbre a 38° da 2 ore e così i nostri ambulatori e dobbiamo rispondere entro 1 ora alle richieste telefoniche dei nostri utenti (anche alle più bizzarre o sciocche)...
Forse dovremmo svezzare per primi i genitori.
Forse dovremmo andare tutti in Senegal come Gianni per tornare ad essere medici e non zie (pure i maschi...).
sergio
Condivido lo spirito di fondo che anima l'intervento di Sergio, tuttavia l'alimentazione è un tema "fisso" nel nostro rapporto con i genitori e il bambino. Un tema che affronteremo per forza, con tutti e di cui i genitori ci chiedono. E se non rispondiamo noi sarà qualcun altro a farlo (anche se, soprattutto noi maschietti, ci sentiamo delle "zie" ad affrontare l'argomento).
RispondiEliminaMi sembra che la provocazione dell'autosvezzamento (siamo sinceri ogni bambino è eterodiretto, al massimo possiamo incoraggiarlo a scegliere, ma le alternative le stabilisce sempre qualcun altro) sia interessante per lo spostamento di prospettiva che ci pone -> sappiamo come mangiare anche se nessuno ce lo spiega.
Anch'io finora mi sono comportata come Maria ,proponendo cibi morbidi e passando ai pezzi verso i 7-8 mesi e condivido le sue perplessità sull'autosvezzamento alla Piermarini in senso stretto.
RispondiEliminaOttimo suggerire alla mammma di condividere il momento del pasto con la famiglia (anche se il pasto tutti insieme in certe famiglie è evento raro!)e far assaggiare al bambino i diversi alimenti seguendone i gusti e i tempi ,ma concordo con Paolo che le alternative le stabilisce qualcun altro comunque . E allora dobbiamo promuovere il ruolo educativo della famiglia in ambito alimentare perchè non soccombano sotto la pubblicità.Credo che dobbiamo dare indicazioni di carattere generale non tanto sullo svezzamento in sè,ma principi di sana alimentazione che riprenderemo durante i successivi bilanci di salute mettendoli in guardia dai più comuni errori alimentari del nostro tempo :troppe proteine specie animali ,troppo sale, troppe bevande zuccherate ,grassi idrogenati,poca verdura e frutta (qualcuno crede che il fruttolo sia frutta!)ecc. Magari possiamo provare a spendere qualche parola su come si leggono le etichette degli alimenti e questo zia Pinuccia lo fa raramente. Antonietta
Concordo con quanto ha scritto Maria. Penso che l'autosvezzamento sia un'occasione ottima per fare educazione alimentare a tutta la famiglia. Affrontare questi temi con un bambino che comincia a mangiare con la famiglia mi sembra che possa incidere sui comportamenti alimentari più di ogni altro discorso fatto in seguito.
RispondiEliminaDetto questo nutro anch'io qualche perplessità sulla libertà assoluta da concedere al bambino, sarei più favorevole a proporre più cibi e vedere come li accoglie, senza imposizioni, ma cercando di guidarlo verso i principi di una sana alimentazione. Mi sembra un discorso di buon senso, altrimenti potremmo dargli dei ticket-restaurant e mandarlo al bar così risolve anche il problema della socializzazione!
Ivo
Ieri , qui a 60 Km da Dakar, ho partecipato ad un incontro di formazione sull’alimentazione e sulla malnutrizione, organizzata dal responsabile locale del Poste de Santé, e rivolta ad una trentina di femmes-relais, che avranno il compito di diffondere il messaggio fra le donne dei villaggi. Detto per inciso, è stata utilizzato , e non l’ho proposto io, un metodo di formazione attiva, con discussione in piccoli gruppi e discussione degli elaborati in plenaria. Il tutto in wolof, lingua locale, in cui è stato tradotto anche il mio intervento in francese ( non male, così dopo ogni frase avevo il tempo di pensare quella successiva ).
RispondiEliminaComunque si è parlato molto anche di svezzamento e di composizione di pappe. Sì, proprio di pappe, perché si inizia a 6 mesi con miscugli di farine, acqua e prodotti locali, in cui si cerca di introdurre cibi ricchi in proteine come fagioli fagiolini e uova. Molto tempo è stato dedicato alle uova, perché una credenza locale tende a ritardarne l’uso dopo i 2 anni: si pensa che se un bambino mangia uova prima di iniziare a parlare, rischia di non impararlo più. Quasi superstiziosi come noi con le allergie…
Nessuno si sogna qui di iniziare con cibi solidi. E tornando al nostro tema nostrano, mi sembra abbastanza logica e naturale la linea che seguono Maria e Antonietta, e che condivido,in particolare cercando di insistere sulla introduzione abbastanza precoce dei sapori meno facili, quelli della frutta e della verdura . Tanto il prosciutto non lo rifiuta quasi nessuno, e per la mortadella c’è sempre tempo Sarà anche che da 3 notti mi sveglio con un vago dolore e un senso di distensione addominale, ma tendo a pensare che esistano le difficoltà di digestione ( ho ceduto alla tentazione di assaggiare le banane fritte, in non so che olio). Alimenti diversi in diverse persone credo possano agire sullo sfintere esofageo, sullo svuotamento gastrico, sulla secrezione biliare, sulla flora microbica intestinale… potevo pensarci, prima d’ingollare le banane fritte.
L’alimentazione e quindi lo svezzamento sono un fatto culturale, sono d’accordo con chi dice che non può esistere una vera libertà di scelta da parte del bambino. Che ci piaccia o meno, nella cultura delle nostre mamme, nate negli anni ’70-’80, ma anche ormai delle nonne, sono presenti omogeneizzati e pappe e timore di allergie. Non possiamo non tenerne conto e non possiamo svalutare le mamme che non fanno altro che applicare ciò che avevamo loro insegnato. Cambiare si può, ma senza enfatizzare troppo.
Compito nostro credo sia conoscere e diffondere i principi alimentari, conoscere usanze e avere in mente su quali problemi di salute vorremmo agire, correggere errori ed introdurre graduali mutamenti. Qui in Senegal le uova, in Italia il consumo fin dalla prima infanzia di cereali, verdure e frutta, una maggior disinvoltura nel dare cibo a pezzetti.
Il principio importante introdotto dall’autosvezzamento mi pare sia la maggior libertà, il concepire possibilità diverse, l’allontanare la pappa dal campo delle prescrizioni rigide (molti colleghi la scrivevano o la scrivono sullo stesso ricettario usato per i farmaci non mutuabili ); e se si vuole andare verso una maggiore libertà senza abdicare ad un ruolo di educazione alla salute, propongo che nell’introdurre il tema svezzamento si cominci con domande piuttosto che con consigli: ad esempio “Lei come se lo immagina lo svezzamento” e anche “Cosa mangiate di solito la sera”…ma sono certo che già molti lo fanno.
Gianni
Concordo con Ivo e Maria: lo svezzamento è un momento particolare in cui la famiglia può, forse, correggere alcuni errori alimentari più frequenti (poca verdura ecc.....).
RispondiEliminaPenso che possa essere diviso in due fasi: la prima è quella degli assaggi e non di un pasto completo, quindi non sarà possibile una introduzione da subito ottimale di nutrienti!Assaggi molli, a pezzi, a cubetti..... Succede cosa se il nostro pupo non mangia da subito tot grammi di carne? Non vi capita mai che i vostri pazienti non abbiano già assaggiato qualcosa a 4, 5 mesi? E che la mamma ve lo dica dopo che voi, il pediatra, avete parlato di assaggi? Poniamoci al passo dei bambini...La seconda fase sarà sicuramente di indirizzo a cibi salutari e quantità più o meno corrette.
Ciao a tutti
Silvia
Complimenti! Praticamente vi siete autosvezzati anche voi, nel senso migliore del termine.
RispondiEliminaLucio Piermarini
Sono una mamma di un bimbo di 7 mesi. Ho letto tutti gli interventi che ho trovato molto interessanti e che certamente arricchiranno l'esperienza che sto vivendo.Io sto procedendo con lo svezzamento tradizionale (non "autosvezzamento"), in quanto questa è la linea di condotta scelta dalla mia pediatra. Non mi sognerei mai di dare il fruttolo a mio figlio e sono certa di conoscere i principi su cui si basa una sana almentazione, ma sono figlia di due medici e questo certamente ha avuto il suo peso sulla mia formazione. Il mio parere è che, per esempio, gli spot televisivi che spingono le madri a far uso di cibo spazzatura trovano terreno fertile nelle realtà culturlmente meno elevate e cosi' anche il ricorrere al pediatra per le cose più elementari è il frutto dell'insicurezza che si genera quando mancano le nozioni di base. Una raccomandazione che vorrei fare a tutti i pediatri è quindi di non trascurare l'informazione e soprattutto di non darla per scontata! Questo non significa fare la zia pinuccia, ma credo sia parte integrante del ruolo e della professionalità del medico e lo dimostra, ad esempio, la scelta di rendere publiche queste discussioni!! Anche io spesso mi sono trovata a chiamare i miei genitori per avere qualche dettaglio in più, che la mia pediatra aveva dato per scontato!! Spero di essere riuscita a spiegarmi senza offendere nessuno! La mia non è polemica, ma il tentativo di trovare una spiegazione a certi comportamenti. Grazie mille!! Cristiana
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