domenica 17 maggio 2020

La nostra pandemia - I limiti dell'epidemiologia

Ho sempre creduto che la medicina fosse una scienza umanistica basata su solidi pilastri scientifici, e uno di questi era l’epidemiologia. 
Questa pandemia mi ha invece in parte disilluso, i diversi epidemiologi arrivano a trarre previsioni opposte partendo dagli stessi numeri e presupposti, quindi penso che Galileo avrebbe qualcosa da ridire. 
Invece questi stessi epidemiologi fanno delle utilissime analisi delle epidemie passate dove  riescono a spiegare perfettamente il loro andamento. In questo campo l’istituto più accreditato è l’Imperial College di Londra, famoso per le analisi delle passate epidemie. Purtroppo però non può vantare di aver previsto il loro andamento, anzi sembra non averci quasi mai azzeccato, dalla mucca pazza, alla H1N1 alla SARS ha sempre fatto previsioni catastrofiche che per fortuna non si sono avverate.
Io sono un  profano in entrambi i campi ma la mia sensazione è che l’epidemiologia possa essere paragonata all’economia, entrambe sono delle scienze molto utili per analizzare il passato, ma estremamente imprecise nel prevedere il futuro. Gli economisti analizzano benissimo le crisi del 1929 e del 2008 mettendone in  evidenza tutte le cause, ma non c’è stato nessun economista che sia stato in grado di prevederle e tanto meno di indicare degli strumenti per evitarle. 
La stessa cosa succede per gli epidemiologi, così si manifesta il solito fenomeno per cui tendiamo a dare credito a coloro che si avvicinano di più al nostro sentire. 
Mi sono accorto che mentre io tendo a dare fiducia e cercare le previsioni ottimistiche conosco colleghi che sono molto più attratti da previsioni di sventura, forse per esorcizzare i loro timori in un altro modo. 
Non penso che la ragione stia da una parte o dall’altra, semplicemente il nostro intelletto sceglie e condivide istintivamente le posizioni che più si addicono alle nostre inclinazioni, senza alcuna razionalità. Per alcuni versi anche la meteorologia soffre degli stessi difetti, ma almeno per le prime 72 ore le sue previsioni sono abbastanza precise, dopo la precisione arriva al 50%, per cui lo stesso Mercalli consiglia di tirare la monetina. 
Io potrei fare lo stesso per quanto riguarda la previsione della pandemia, ma preferisco pensare al mio benessere mentale, quindi credere agli epidemiologi ottimisti, almeno sul versante sanitario, perché la situazione socioeconomica non promette niente di buono e purtroppo su questo versante tutte le previsioni concordano.
Ivo

3 commenti:

  1. Bravo Ivo.
    Concordo con quanto dici nell'ultima parte del tuo post.
    Io personalmente non ho la competenza per giudicare le sofisticate e dotte analisi dei più svariati epidemiologi, economisti , politologi, ma sono certa di condividere semplicemente e istintivamente le posizioni che più si addicono alle mie inclinazioni, senza alcuna razionalità. Ragion per cui decido di essere ottimisticamente con chi ha la capacità di farmi stare meglio.
    Anche se in questi ultimi tempi fatico un po' a trovarlo...Patrizia

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. A pensarla come Ivo c'è Donato Greco che l'11 maggio su "quotidiano sanità" scrive un articolo piuttosto velenoso proprio nei confronti delle previsioni sbagliate del gruppo di Ferguson dell'Imperial College e sulla base delle quali l'Italia decise di chiudere tutto pochi giorni dopo che la loro bozza venne fatta circolare all'interno dell'ISS (vedi https://tinyurl.com/yd99ff8r)

    Non è chiarissimo cosa avrebbe proposto il prof. Greco per rallentare la diffusione del contagio, sappiamo però come sono andate le cose là dove si è chiuso in ritardo (USA e UK), poco (Brasile) o pochissimo (Svezia).

    Ma al di là delle polemiche il post di Ivo è ricco di spunti che credo valga la pena riprendere.
    Il primo riguarda quello che chiamiamo il confirmation bias: tendiamo a credere a chi la pensa come noi. E' vero, è così, nessuno ne è esente. Ricordiamocelo sempre.

    Il secondo ha a che fare con la fallacia dei modelli epidemiologici spesso errati e in contraddizione tra loro. A questo proposito può essere interessante la lettura di un Perspective del NJM di recentissima pubblicazione "Wrong but Useful — What Covid-19 Epidemiologic Models Can and Cannot Tell Us" (https://tinyurl.com/yaxq35rp) nel quale si spiega cosa ci si può aspettare da un modello epidemiologico e quali elementi ne inficiano la precisione.

    Infine, ma questo lo aggiungo io, l'importanza di riconoscere e accettare l'incertezza tanto più oggi in tempi di pandemia (https://tinyurl.com/ybox7kr7).

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