Qual può essere il fine di un lavoro sulla bioetica del quotidiano?
Promuovere l’idea che nella nostra attività quotidiana esistono scelte che richiedono un pensiero, un approfondimento
Ogni giorno nel rapporto continuativo tra pediatra, bambino e famiglia, in cui il pediatra viene coinvolto come parte della storia della famiglia, si devono fare delle scelte:
nel dire/non dire,
nell’investire il bambino di competenze o no
nell’intervenire o no all’interno di problematiche intrafamiliari dove girano tante idee (padre, madre, nonni …) anche molto diverse,
anche all’interno di grandi problematiche come trapianto /non trapianto, malattie gravi, sindromi genetiche …
Se il pediatra ha come riferimento il bambino e la famiglia, va valutato come la famiglia si colloca in relazione al pediatra:
di fronte alle scelte vanno offerte delle possibilità di scelta
si deve capire chi decide, chi ha il potere di fare delle scelte
ci sono casi o momenti in cui si deve rinunciare a fare cose giuste dal pdv medico se in quel momento, per quella famiglia, per quel bambino non hanno senso
si deve assumersi il rischio di fronte a bambini che per salvare un poco della loro vita hanno bisogno di un qualcosa (es. certificato per attività sportiva anche agonistica …)?
si deve valutare con chi condividere, come applicare anche linee generali di comportamento quando la famiglia pone dei limiti
(es. pubertà precoce/sessualità nei bambini: chi ne parla? chi e come si tutela la privacy?
chi dice ai figli – nel senso di comunicazione di diagnosi – quello che hanno? A volte i genitori non dicono ai figli …)
avere consapevolezza di come fare, di chi prende le decisioni
è giusto mentire per proteggere la famiglia a scapito della società? Dialettica fra il rispetto dell’individuo e il sociale
è vero che il pediatra è quello che conosce meglio la famiglia? Spesso ci ritroviamo ad avere idee diverse tra professionisti su una stessa famiglia: come conosciamo il bambino?
La dialettica fra i vari operatori può essere di aiuto nelle decisioni quando della famiglia abbiamo in mano strumenti magari poveri, anche falsati, quando non abbiamo capito nulla.
Comunque è compito del medico: ad un certo punto deve “fare”, anche se non conosce, anche se non sa tutto, una posizione ad un certo punto va presa
Altri ti possono dare una mano
Ma come fare a valutare la competenza genitoriale?
Valutare un genitore vuol dire sapere quanto è capace di avere il “miglior interesse” per il bambino.
E questa potrebbe essere la sfida di questo lavoro
Si ipotizza di poter lavorare a partenza dai casi che incontriamo tutti i giorni:
quello che facciamo tutti i giorni, anche automaticamente, è etica
ma quali strumenti ti chiedono i casi?
si pensa possano essere gli stessi casi a proporti gli strumenti
partire da casi anche banali, ma significativi
fra i casi che porteremo vedere quale caso si presta di più e lavorare tutti su quel caso
fare ricerche in base alle domande che il caso pone
avere come obiettivo il “best interest” e l’”autonomia” del bambino
L’”autonomia” del bambino quando inizia? Come si declina? Chi ne ha la tutela (genitore – medico)? Da qui la privacy …
Su questi temi non c’è nulla di definito, non ci sono fonti
Differenze tra etica e deontologia
Etica > piano filosofico
Diritto > derivazione sociale dell’etica
Deontologia > regole che si danno ordini professionali che dovrebbero derivare dall’etica
Un gruppo di lavoro formato da pediatri di base dell'ACPOvest, bioeticisti e antropologi , sotto la guida del dott. Roberto Lala, endocrinologo con specifici interessi nel campo delle malattie rare ha lavorato per un anno su questi temi di bioetica del quotidiano ed ora vi propone di discuterne insieme ad un convegno che si svolgerà a Torino il 9 aprile 2011, nella Sala Conferenze della Galleria di Arte Moderna, via Magenta 51.
In tale convegno si parlerà anche di responsabilità procreativa e di trattamenti intensivi neonatali
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