Molti di noi conoscono (alcuni anche personalmente) Marco Bobbio, cardiologo, attualmente primario presso l'Ospedale Carle di Cuneo. L'avevamo incontrato alcuni anni fa per dibattere con lui il problema del conflitto di interessi in medicina al quale aveva dedicato un libro.
A 5 anni di distanza pubblica, sempre per Einaudi, "Il malato immaginato".
Con lo stile semplice e piacevole che lo caratterizza Bobbio si sforza di dare una risposta al delicato problema di come conciliare l'esito degli studi clinici e delle sperimentazioni con ciò che è meglio per il singolo paziente.
Dire che, grazie agli studi di popolazione, sappiamo che la riduzione di qualche punto di pressione arteriosa o della concentrazione del colesterolo nel sangue determina un miglioramento della mortalità ci aiuta in realtà molto poco a prevedere cosa succederà, concretamente, in chi mette in atto comportamenti volti a modificare la propria pressione o il colesterolo.
E siamo sempre sicuri che l'esito di un trial, anche se condotto secondo i canoni dell'EBM, sia trasferibile a soggetti con altre malattie concomitanti o seguiti presso centri che non presentano l'elevata competenza tipica del luogo dove è stato contatto lo studio?
Quali sono i paradossi della medicina moderna e fino a che punto i medici sono responsabili di quelle aspettative eccessive che finiscono per coinvolgerli in una spirale di richieste sempre maggiori e alle quali non riescono più a far fronte?
Una occasione per ripensare ciò che sappiamo, ciò che diciamo e come lo comunichiamo.
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