mi è capitato in mano l' ultimo volume del
Pediatrics Clinics of North America (febbraio 2009, vol.56, n°1)
che si occupa di problemi dell' apparato respiratorio con metodo EBM
ho letto l' articolo sulle polmoniti
(Pneumonia and other respiratory infections pag. 135 - 156)
ho provato a scrivere una sintesi
Nulla di nuovo !
Un buon riassunto del problema, anche se mi sembra che dalle definizioni date si includono fra le polmoniti anche le bronchiti asmatiche e le broncholiti; ma la sostanza non cambia.
RispondiEliminaLa vera questione è che ho l'impressione di aver letto cose simili decine di volte, e da anni, e penso di non essere l'unico.
Questo ha modificato ben poco il trattamento delle polmoniti negli ospedali della nostra Regione, con poche eccezioni (per la prima volta un mese fa mi è stato rimandato da Moncalieri con terapia orale un bambino visto in PS con un piccolo focolaio bp).
Ma per lo più continua a prevalere lo schema fondato su Rx a tutti, prelievo, ceftriaxone, terapia prolungata, ricovero di alcuni giorni,magari esami e lastra di controllo; anche in polmoniti non complicate e con risposta alla terapia nelle 24 ore. Un atteggiamento di drammatizzazione della situazione che collude con i fantasmi dei genitori e i ricordi dei nonni di una malattia pericolosa, che necessitarà poi sempre di riguardi e attenzioni particolari. E che mette il pediatra di famiglia in una condizione di ansia nella preoccupazione di non farsi sfuggire la diagnosi o la famiglia, o di incontrare proprio una di quelle poche situazioni non rispondenti all'amoxicillina per os ( scelta terapeutica ancora vista come un'eresia da alcune pediatrie ospedaliere.
Forse i tempi sono maturi per lanciare un'iniziativa sul tema, che potrebbe partire dall'analisi della situazione nella nostra realtà ( sulla falsariga della recente ricerca pubblicata su M&B)
Gianni Garrone
La modifica dei comportamenti è la sfida di sempre, quella sulla quale si inciampa ma che dovrebbe rappresentare l'obiettivo vero, quello sul quale andare a verificare l'efficacia delle azioni intraprese.
RispondiEliminaUn paio di anni fa nella nostra asl organizzammo un incontro con i colleghi dell'ospedale per il illustrare il percorso fatto in equipe per migliorare la correttezza prescrittiva e per trovare linee comuni su alcune patologie, tra cui la polmonite.
La sensazione finale è sempre la stessa: modifichi i tuoi comportamenti (che vuol dire rivedere le proprie convizioni di fondo) solo se, da protagonista, hai fatto un cammino di revisione del tuo "sapere" personale, e non se te lo dice un altro.
sto leggendo un libro che ha per titolo Sobrietà che nell' appello introduttivo riporta: " se riuscissimo a ridimensionare il ruolo del denaro e del mercato, ci renderemo conto che è possibile costruire un' altra economia capace di farci vivere bene pur disponendo di meno." Accettare di produrre e di consumare di meno vuol dire, ora, andare CONTROCORRENTE.
RispondiEliminamodificare abitudini standardizzate vuol dire avere la voglia di mettersi in gioco, fare autocritica e riflessione sul proprio operato;
il ceftriaxone (somministrato spesso prima di avere la risposta di una PcR, che alle volte è molto bassa se non negativa, ma ormai l' hai fatto e per 3- 4 giorni vuoi non continuarlo ?), l' importanza dell esame del sangue più che la valutazione del paziente, il ricovero prolungato spesso inutile, la "sensazione" di fare le cose per il meglio o perchè si è fatto sempre così sono atteggiamenti che vivo spesso nella mia realtà.
e andare controcorrente, appunto, non è facile.
ma se pensi che puoi provare un antibiotico per bocca che nella maggior parte delle volte funzionerà, che puoi evitare un accesso venoso o una radiografia che non aggiungerà nulla alla tua diagnosi, che puoi rinviare a casa quel bimbo con la polmonite, che se proprio senti la necessità di effettuare esami, quelli utili sono 1 o 2 allora potrai evitare l' eccesso (si veda anche l' altro aspetto di malpratica sui quaderni acp : munchausen by doctors), dare il giusto peso alle cose, coniugare la sobrietà con il vero bisogno di quel bimbo.
Penso che il vero luogo di confronto su questi temi sia l'equipe territoriale allargata ai colleghi dell'ospedale di riferimento. Solo discutendone insieme, confrontando le rispettive convinzioni e paure, e rivalutando il problema a distanza, si possono operare cambiamenti
RispondiEliminaIvo